Laboratori

Laboratori di Sabato 19 novembre, ore 9.30 alle 12.00

Lab. 1
La disposizione degli oggetti ci tradirà?

Performatività degli oggetti
Sede: Galleria IL Vicolo, Salita Pollaioli, 37R
a cura del gruppo SIL di Firenze

Con il convegno “Scansioni irregolari”, organizzato in preparazione di questo convegno biennale, noi di Firenze avevamo pensato di estendere il tema ‘personagge’ a figurazioni e oggetti letterari in relazione di contiguità con il contesto, s/oggetti eccedenti e obliqui palesemente attraversati dall’inconscio, dagli affetti e dal socio-politico, che costringono a pensare altri/menti.

Nella realtà così “spettinata” (Jelinek) come l’attuale – dicevamo – quali libri o fumetti o film, quali spazi figurali, quali movimenti narrativi, quali rapporti fra umani, non umani e l’ambiente, s’impongono al nostro sguardo? Si cercavano transazioni fra l’io e il mondo, scansioni differenti fra chi legge e chi scrive, sia per riflettere sui corpi in relazione con paesaggi, oggetti, animali, guardando alle ingiustizie della Storia, sia per parlare di altri incontri obliqui con oggetti in testi dove le resistenze femminili agiscono tra opacità e responsabilità, fra affettività e passione politica.

Ora vorremmo proseguire chiedendoci come forme non umane agiscono o si performano; come gli oggetti diventano attanti nel mondo umano anche in letteratura.

Se, ascoltando Michel Serres, ci sembra che l’umanità cominci con le cose, nasca dal nostro incontro con gli oggetti mondo; se consideriamo ogni artefatto materiale un attore-rete nel tempospazio; se stiamo attente ai segni e disegni sensoriali di un incontro, noteremo la concatenazione di testi, avvenimenti, assemblaggi, e noteremo che si scambiano affetto ed energia. Il nostro corpo è il prodotto della nostra esperienza immediata, in continuo scambio con le cose.
Poiché è l’affetto a porci in relazione costitutiva con persone ed entità del mondo, potremo domandarci come affetto e performatività orientano il modo in cui corpi e s/oggetti occupano lo spazio sociale (Sara Ahmed). Gli oggetti materiali sono f/orme spaziali che possiedono varietà di spazio-temporalità; entità diverse hanno temporalità e corporalità diverse, ciascuna con il proprio relativo timescape (orizzonte temporale). Invecchiamo prima di molti oggetti che possediamo e che di solito ci sopravvivono – la loro sopravvivenza sembra diventare misura della nostra durata temporale. Formano una geografia del tempo? Sappiamo ricostruire la memoria storica legata a un oggetto (la vertigine geostorica di Anne Michaels ma anche con tecniche non-rappresentazionali come scavi, etnografie, mappe e diagrammi, edifici, software, performance…); valutiamo costantemente il dis/adattamento degli oggetti; indaghiamo sulle reti di potere che li costruiscono… Questo per quanto riguarda l’oggetto-in-relazione.
Un esempio di oggetti di relazione affettiva tra soggetto e oggetti, suggerito da Roberta Mazzanti, si trova in La fontana della giovinezza di Luisa Passerini (Giunti, 1999, 14-15).

Rientrò finalmente in casa e andò in cucina per farsi il tè. Il beccuccio della vecchia teiera in ceramica grigio ardesia versò il liquido con grazia servizievole. Provò gratitudine verso quell’oggetto, che le parve quasi animato, dotato della sua stessa stanchezza e di una quieta, non pomposa gentilezza; da anni l’aspettava durante le assenze e la serviva nei periodi di permanenza. La sopportazione della teiera, dignitosa vecchia e fragile, la confortava: vi riconosceva aspetti del suo corpo, mentre altri oggetti nuovi fiammanti, che pure l’attraevano, le restavano estranei. Il ferro da stiro, l’asciugacapelli, lo spremiagrumi appartenevano a una nuova generazione, più leggera e spensierata. Lo spremiagrumi ne aveva sostituito uno precedente, grosso e pesante, che non era completamente fuori uso, ma mostrava da tempo una lunga crepa ormai nera. Per questo si era convinta che fosse antigienico continuare a usarlo e aveva comprato una nuova macchina, maneggevole e poco costosa, che prometteva di durare meno a lungo ma che avrebbe potuto a sua volta essere rimpiazzata facilmente. L’elettrodomestico sostituito era nascosto in una zona retrostante della dispensa, perché le era mancato il cuore di buttarlo via.

Ma per l’oggetto “in sé”, per il suo corpo-archivio, è più difficile offrire un modello. Si intende in questo caso l’oggetto come evento: non la genesi e causalità dell’oggetto, ma l’oggetto nel suo continuo inconscio interpolare/interpellare (affordance), là dove la materialità diventa energia senziente-sentita (Thrift, 17). Quale narrabilità hanno questi istantanei passaggi? Riusciamo a sospendere la non-referenzialità del linguaggio? Era questo quello che interessava Gertrude Stein quando costruiva con le parole i contorni di un oggetto; l’inadeguatezza della rappresentazione, la non corrispondenza della lingua, non solo rispetto alla realtà, ma rispetto alla comunicazione tra esseri umani?

Nigel Thrift ricorda che la lingua e i linguaggi hanno un ruolo sia rappresentativo sia coordinativo e performativo: coordinano spazi di azioni condivise… Ma quali pensieri e azioni coordinano le parole nel tempo-spazio, se il corpo non ricorda il passato, ma anzi lo riproduce, lo rappresenta, lo rivive (221)? La lingua da nome diventa verbo, estrae e performa le relazioni tra umani e non; fa, agisce il sapere del non-umano: come avviene questo? Se ascoltiamo e interpretiamo la risposta delle cose, la loro “disposizione genetica” e il loro “ante-conscio tecnologico”, “non solo la nostra esistenza articola l’esistenza di un oggetto attraverso il linguaggio delle nostre percezioni, ma l’oggetto sollecita da noi quel linguaggio e allo stesso tempo sollecita la nostra sensazione di esperienza corporea” (Thrift/Schwenger, 9). Catturare le tracce di questo scambio involontario, di questo affetto, richiede una “poetica dell’emanazione di energia” (12), una “poetica dell’impensato… di un mondo latente” (16) di cui le teorie dell’affetto (in quanto studio dell’essenziale emanazione delle cose) sono espressione. In un frammento, la poeta Jozefina Dautbegovic pone la domanda che dà il titolo a questa proposta, “la disposizione degli oggetti ci tradirà?” e aggiungendo altrove, “Come farà la casa a sapere che le appartieni?”, cerca “il codice con il quale tutte le porte della casa si spalancheranno da sole” (in “Non si può fare così”).

Il nostro workshop si muoverà su questa traccia. Chiediamo di ricevere una proposta di non più di 10 righe, con cenni bibliografici, entro e non oltre il 30 settembre. Le proposte idonee dovranno poi essere ampliate a 6 cartelle entro il 20 ottobre in modo da permetterne la raccolta e la diffusione internet. Il workshop avrà la forma di uno scambio che non prevede relazioni individuali, ma piuttosto una discussione sui temi emersi negli interventi inviati.

Si prega di inviare le proposte a Clotilde Barbarulli barbarulli@tiscalinet.it e a Liana Borghi liborg@cosmos.it

Lab. 2
Personagge in scena
Sede: Centro Formazione Artistica, Salita Pallavicini, 4
a cura di Barbara della Polla e Nadia Setti

Il laboratorio sarà centrato soprattutto sul linguaggio del corpo e dell’agire con lo spazio. Il corpo costruisce la drammaturgia e compone la personaggia. La personaggia vive nello spazio, loattraversa. Piccoli gesti quotidiani, frasi, segni.
La scrittura che si fa corpo attraverso l’interpretazione ovviamente non è solo “parola suono” ma corpo che si fa drammaturgia e attraverso il corpo tutti i sensi vengono attivati… Il corpo e la parola delle “personagge in scena” possono veramente dare nuovi spunti di lettura, cambiare in parte prospettive e aprire delle contraddizioni.
Partiremo da alcune figure chiave declinate in vari testi drammaturgici e narrativi, tenendo presente la “rivoluzione” del teatro/danza di Pina Bausch che per molti di noi teatranti è stata la chiave di volta anche nel teatro di parola, al Terzo Teatro o al percorso del Living theatre…
Molto del lavoro teatrale che si fa nell’oggi, soprattutto quello delle giovani donne che lavorano nel teatro contemporaneo, attraversa i corpi alimentandosi di alterità partendo da sentimenti e gesti che animano le personagge; molte usano “il corpo della parola” come cifra rivoluzionaria, ricalcando molto spesso inconsapevolmente le avanguardie storiche e non solo; unendo teatro, arte e consapevolezza politica – anche nella contraddizione.
La costruzione della personaggia si effettuerà attraverso la cifra di ognuna — donne/attrici/teatranti/danzatrici/artiste (anche non socie SIL) che costruiscono le loro personagge per la scena, affrontando assieme il loro modo di declinarle.
Tenteremo un approccio diverso da quello analitico, procedendo per parole/domande, partendo dall’improvvisazione, da piccoli gesti… Suggeriremo alcune personagge del mito, universalmente riconosciute, altre ne verranno… ad ognuna la propria personaggia !

  • porta l’abito della festa o un abito a te caro
  • porta un CD musicale con brano musicale a te caro
  • porta un breve testo della personaggia preferita (meglio se monologo)

Alcuni riferimenti bibliografici

  • Quattro Poemetti di Ghianni Ritzos
  • Fuochi di Margherite Yourcenar
  • Il resto è silenzio di Chiara Ingrao
  • Grandi monologhi del teatro contemporaneo. 50 scene d’autore per donna a cura di Rodolfo Di Giammarco e Claudia Di Giacomo

Inviare proposte di partecipazione e interventi (breve auto-presentazione) entro il 10 ottobre alle coordinatrici del laboratorio Barbara Della Polla info@cassiopeateatro.it e Nadia Setti nadia.setti@neuf.fr

Lab.3
La mia personaggia preferita
a cura delle socie SIL con la partecipazione di Silvia Bonucci, Annamaria Fassio, Alessandra Fabbri, Elisabetta Di Maggio, Maria Morganti

Qual è la propria personaggia? Quale scegliamo tra le tante figure che narrativa, cinema, televisione, arte ci propongono? Come vorremmo che fosse? Come la costruiremmo? Quali movimenti, forme? Quale voce?
In questo laboratorio le socie Sil dicono la loro. Ci sono a disposizione cinque minuti per dire la propria scelta, nella forma che si preferisce, testo, video, power point, grafica, quello che si vuole. Sollecitate dal “Dizionario delle personagge”, il progetto a cura di Maria Vittoria Tessitore, vi invitiamo a scrivere, e in ogni caso prenotare il vostro intervento, scrivendo a info@societadelleletterate.it. Nel laboratorio si alterneranno gli interventi delle socie, con quelli di autrici e artiste. A ciascuna lo stesso tempo, appunto cinque minuti.
L’obiettivo è costruire la mappa della figura molteplice e plurale della nostra personaggia preferita.

Lascia un commento